Bicentenario del Gruppo Georg Fischer

 

Losone, 18 ottobre 2002

 


Intervento della Presidente del Consiglio di Stato
Patrizia Pesenti
 

Signore e signori,

ho il piacere di porgervi il saluto del Governo ticinese.

Vi ringrazio innanzitutto per avermi invitato a questo momento di festa per sottolineare i 200 anni della Georg Fischer. Mi fa in particolare piacere che abbiate scelto la sede dell’AGIE qui a Losone, per sottolineare questo traguardo. Una scelta che abbiamo apprezzato molto.

E’ anche un segnale per l’AGIE e per l’economia cantonale, in un momento economico difficile, incerto.
Tutti i paesi occidentali conoscono una crescita economica largamente inferiore alle loro potenzialità. Anche l’economia svizzera stagna; il PIL nel 2002 crescerà, purtroppo, di pochi decimali.

Non è certo compito del politico disquisire sugli scenari economici di fronte a un pubblico di imprenditori, di dirigenti e di quadri aziendali.

Consentitemi, invece, di soffermarmi sulle politiche sociali e del lavoro, investite dai cambiamenti in atto nell’economia.

Proprio questa mattina, come Dipartimento della sanità e della socialità abbiamo presentato uno studio su “Forme del lavoro e qualità della vita”.

Un’inchiesta realizzata dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana sugli effetti sociali della flessibilità del mercato del lavoro in Ticino.  Un’inchiesta fra le più complete e interessanti realizzate a livello europeo e svizzero. Una novità nel panorama delle ricerche.

Abbiamo voluto approfondire la conoscenza degli effetti delle nuove forme di lavoro sulla socialità e sulla salute nella prospettiva di adottare politiche, legislazioni e decisioni mirate.

Abbiamo voluto coinvolgere operatori economici e partner sociali.

Per parlare della vera risorsa di ogni impresa: le risorse umane.

Perché il benessere del personale la sua motivazione, la sua qualità è determinate per il successo e la crescita di un'azienda. In questa crisi che attraversiamo stiamo imparando che la lealtà, la fedeltà di chi lavora è un vantaggio competitivo per l'azienda.

In questo senso le condizioni di lavoro e la salute di chi lavora devono far parte dei progetti aziendali.

Oggi le aziende chiedono ai dipendenti soprattutto una cosa: flessibilità. Di per sé essa non è negativa. Occorre però assumere positivamente i cambiamenti in atto nell’economia e nel mondo del lavoro. Perché la flessibilità, può diventare un disagio se le sicurezze e le garanzie sociali che erano, e sono, ancorate al lavoro stabile e a tempo pieno vanno perdute con un lavoro part-time o instabile.
Detto in altri termini, la flessibilizzazione del mercato del lavoro ha messo in crisi i fondamenti stessi dello Stato sociale.
Nell'attuale ciclo economico non è tanto la disoccupazione, espressa nelle statistiche ufficiali ogni mese, a preoccupare quanto piuttosto la precarietà, l'instabilità e l'insicurezza dell'impiego.

In Svizzera ed anche in Ticino negli anni '90 si è assistito ad una marcata estensione delle forme atipiche di lavoro (lavoro a tempo parziale, lavoro a tempo determinato, lavoro interinale e lavoro su chiamata) nonché ad una diffusione di forme di lavoro autonomo.

Il problema principale è costituito dal fatto che queste nuove forme lavorative si collocano al di fuori delle reti classiche di protezione sociale.

Si tratta quindi di intervenire innanzitutto a sostegno di coloro che sono esclusi dalle prestazioni sociali a causa del loro statuto lavorativo, elaborando forme di mutualizzazione dei problemi condivisi, quali la ricerca di lavoro, l'aggiornamento professionale, la prevenzione delle patologie legate all'insicurezza, l'insufficiente copertura assicurativa e la cura dei figli.

La sfida che si pone consiste, dunque, nel gestire la transizione da un sistema sociale centrato sulla nozione di impiego stabile e di lavoro salariato a un sistema sociale sempre più differenziato che risponda ai rischi determinati da forme di lavoro ibride. Così da evitare che chi è già svantaggiato finisca per essere del tutto emarginato.

In società ricche come le nostre il benessere dei cittadini non è legato solo alla congiuntura economica.
È legato soprattutto alla fiducia nella capacità di anticipare e affrontare i grandi problemi che vediamo arrivare.
Da qui la necessità, per le politiche pubbliche, di dotarsi di una strategia che sappia anticipare. Che permetta un equilibrio nelle tre dimensioni determinanti dello sviluppo: quella economica, quella sociale e quella ambientale. E' il principio dello sviluppo durevole (o sostenibile).

Sono convinta che per l’economia deve capire quanto sia importante - e vincente in un’ottica globale – operare con questa strategia, rispettando e ricercando equilibri tra competitività e solidarietà, tra efficienza economica e equità sociale, tra rendimento e coesione sociale. Anche l’economia, come la politica, deve avere dei riferimenti etici forti.

E’ forse questa la sfida più interessante al di là dei trends economici.

Proprio in occasione di questo giubileo, la Georg Fischer ha promosso il progetto “Clean Water” che ben si inserisce nel modello di sviluppo sostenibile. E’ un messaggio chiaro che il vostro gruppo ha capito quanto è importante guardare oltre i cancelli delle filiali, oltre i confini della nostra economia. L’acqua da sempre costituisce un bene prezioso, componente essenziale dell’ambiente, indispensabile ad ogni forma di vita.

Il fondatore del vostro gruppo Johann Conrad Fischer voleva ancorare la sua impresa ad un luogo preciso e da lì aprirsi ai mercati mondiali. Fischer era poi soprattutto un innovatore. Questo spirito permea ancora oggi il vostro gruppo e, non da ultimo, il vostro fondatore era un imprenditore con un forte senso di responsabilità sociale verso i propri dipendenti. Questi sono valori più che mai attuali, che devono continuare ad essere alla base delle relazioni tra le parti sociali.

Rinnovandovi le felicitazioni a nome del Governo cantonale per il traguardo raggiunto, auguro al vostro gruppo pieno successo economico anche in futuro.

Patrizia Pesenti
Presidente del Consiglio di Stato