Lyceum Club Internazionale

Martedì 11 giugno 2002

Intervento della Presidente del Consiglio di Stato avv.Patrizia Pesenti

Albergo Excelsior, Riva Vela 4, Lugano


L'evoluzione della socialità nel nostro cantone

Gentili signore, 

egregi signori,

 

Mi fa molto piacere essere qui con voi e ringrazio la signora Franchi per aver previsto questo nostro incontro.

Sono convinta che un politico debba mantenere frequenti contatti con le cittadine e i cittadini. Soprattutto se un politico intende fare politica senza perdere di vista la realtà. Sono contenta di parlare a un pubblico femminile (o prevalentemente femminile). So che molte di voi hanno una significativa esperienza in politica. Anche per questo mi fa piacere essere qui oggi.

Ho concordato con la signora Franchi che vi parlerò di come sta cambiando la socialità nel nostro Cantone. E’ un tema che mi sta molto a cuore, non soltanto perché dirigo il dipartimento della socialità ma perché attribuisco alla politica sociale un senso molto ampio.

"If a free society cannot help the many who are poor, it cannot save the few who are rich".

In questa enunciazione di John F. Kennedy (Inaugural speech, 20.1.1961) troviamo la sfida di ogni politica pubblica, in primis di quella sociale.

Ogni cittadino emarginato, povero materialmente o indebolito nella sua autonomia costituisce una perdita di risorse umane per la società fino a divenire un costo per l’intera società.

Far in modo che tutti possano godere di benessere e autonomia, dare pari opportunità ai cittadini, arricchisce la nostra comunità.

Questo sembra essere il compito della politica sociale in senso lato, fatta non solo di prestazioni sociali con funzioni riparatorie, ma di promozione di pari opportunità, di benessere e di cittadinanza e soprattutto di autonomia delle cittadine e dei cittadini.

In questi decenni siamo stati protagonisti e testimoni di grandi cambiamenti.

Nella società:

Nel mondo del lavoro:

Questi principali elementi ci devono condurre verso una modernizzazione della politica sociale. Non solo come riparazione di debolezze o di sfortune individuali ma come politica di integrazione e di promozione di benessere (prevenzione del disagio).

Le trasformazioni della nostra epoca e i modelli sociali emergenti stanno mettendo in crisi i concetti sociali consolidati di famiglia e comunità.

I grandi cambiamenti dell’economia e del modo di lavorare rendono le nostre vite meno prevedibili.

La precarizzazione del mercato del lavoro impone il ripensamento di tradizionali meccanismi di tipo assicurativo e la costruzione di altri sistemi di sicurezza sociale.

Lo Stato non può essere imprevidente di fronte a questi importanti cambiamenti ed è chiamato a modernizzare le garanzie sociali, ad alimentare la rete della sicurezza sociale armonizzando e innovando in un contesto in trasformazione. La politica deve saper anticipare.

Anticipare per garantire uno sviluppo durevole che coniughi efficienza economica e equità sociale, e preservare l'ambiente di vita naturale. Se la politica privilegia solo uno di questi obiettivi, senza tener conto degli altri, finisce per vanificare ogni progresso.

Esempio:

Dal dopoguerra in poi il Ticino ha fatto un balzo in avanti perché ha di fatto sempre mantenuto un equilibrio in questi tre settori: sviluppo economico, welfare e salvaguardia del territorio.

Le assicurazioni sociali obbligatorie hanno costituito la risposta ai problemi sociali creati dallo sviluppo industriale; sono nate nella seconda metà del XIX secolo quale mutualizzazione dei vari rischi - malattia, infortunio, vecchiaia, perdita di guadagno e poi disoccupazione - e sono state fortemente centrate su una biografia maschile di lavoratore e padre di famiglia.

Il nostro ordinamento si sta adeguando alla parità fra donna e uomo.

Ma occorre fare di più.

Oggi è indispensabile elaborare le nuove risposte ai bisogni posti dai rapidi cambiamenti nell’economia e nel modo di produrre. Ma anche nei modi di vivere individualmente e in famiglia.

Siamo confrontati a fenomeni emergenti:

Lo Stato sociale, di conseguenza, deve cercare nuovi orientamenti per garantire la sicurezza sociale in un contesto economico sempre più caratterizzato dal rischio, dall’incertezza e dalla precarietà.

Di fronte all’individualizzazione del lavoro la povertà ha assunto nuove forme e tende a distribuirsi lungo diversi periodi della vita.

I percorsi personali non sono più lineari o in carriera, maschili o femminili; è caduto il mito del posto sicuro; la mobilità professionale è una scelta o un incidente di percorso: può rilanciare ma può anche affossare.

Lo Stato sociale tradizionale, con le grandi assicurazioni sociali federali, funziona a compartimenti stagni (AVS per la vecchiaia, AI per l'invalidità, AD per la disoccupazione,..).

Ma in un contesto di precarietà crescente, di accentuata disuguaglianza dei redditi e di frammentazione, lo Stato sociale non può intervenire solo passivamente per indennizzare. Si vedrebbe altrimenti costretto ad aumentare, con effetti negativi, i prelievi sul reddito da lavoro. Si vede sempre di più la necessità di "personalizzare" la risposta assicurativa per dare risposte concrete e valide a problemi che sono specifici e differenti e per non sprecare risorse.

 

Per tutte queste ragioni il Dipartimento della sanità e della socialità ha avviato una politica che si prefigge di:

Il Dipartimento intende promuovere una politica sociale attenta alla realtà attuale: dietro la povertà e l’esclusione sociale esistono non solo la condizione delle fasce più deboli della popolazione, ma anche sempre più storie e percorsi personali. Modernizzare la socialità significa evitare forme di paternalismo e assistenzialismo per mettere al centro dell’azione politica il cittadino.

Ecco perché ogni politica pubblica deve avere una dimensione sociale in senso lato e valutare l’impatto diretto sui cittadini e sulle generazioni future.

Perché la politica sociale non deve essere solo sinonimo di distribuzione mirata di prestazioni per compensare redditi insufficienti, incapacità lavorative o inabilità. Politica sociale è un progetto di cittadinanza e di coesione sociale, di equità e di solidarietà.

Di fronte ai grandi cambiamenti che travalicano le nostre frontiere cantonali e nazionali, le politiche pubbliche devono avere una strategia che sappia intuire gli effetti e soprattutto anticipare i grandi problemi.

Vi ringrazio per l’interesse che avete manifestato verso la politica sociale del nostro Cantone.

Patrizia Pesenti
Presidente del Consiglio di  Stato