Congresso annuale della Società svizzera d’ortopedia

 Lugano,  23-25 agosto 2001


Ringrazio gli organizzatori per avermi invitata a formulare un saluto ai partecipanti di questo Congresso che, dopo più di 15 anni, torna ad essere tenuto nel nostro Cantone, a dimostrazione del ruolo attivo svolto dagli ortopedisti ticinesi nel contesto nazionale.

L’apporto della chirurgia ortopedica nelle società moderne ha conosciuto negli ultimi 30 anni uno sbalorditivo sviluppo. Le tecniche traumatologiche ed ortopediche permettono ogni giorno a centinaia di giovani cittadini in Svizzera di migliorare - se non risolvere - le drammatiche conseguenze di gravi incidenti che in passato significavano invalidità a vita, se non morte. Ma un aspetto forse ancora più importante è l’impatto di queste tecniche medico-chirurgiche nel mondo degli anziani.

L’invecchiamento della popolazione è un segno inequivocabile del miglioramento del suo stato di salute. Sconfitta - grazie al vaccino - la poliomielite, che soltanto pochi decenni fa causava irrimediabili danni, emergono oggi le malattie degenerative a carico del sistema muscoloschelettrico, legate alla longevità. Vivere più a lungo ha un significato se è possibile mantenere alta la qualità di vita. Invecchiare bene significa quindi mantenere una buona motilità, che consenta di restare il più possibile autonomi e autosufficienti. Ogni giorno, anche nel nostro Cantone, ci sono anziani che riacquistano mobilità grazie alle protesi, in particolare dell’anca, ma anche del ginocchio e di altre articolazioni. Anziani che - contrariamente a quanto avveniva pochi anni or sono - non devono fortunatamente più essere confinati per alcuni mesi in cliniche e ospedali, ma che nel giro di pochi giorni dopo l’operazione rientrano al proprio domicilio, in grado di muoversi e provvedere a se stessi, assistiti solamente a livello ambulatoriale.

Certamente tutto questo ha un costo e i cosiddetti "costi della salute" - oggi più che mai - preoccupano. Vero è che, sull’altro piatto della bilancia, abbiamo un globale miglioramento della qualità di vita che difficilmente si lascia monetizzare. Vero anche che le variazioni di frequenza operatoria tra le regioni rappresentano tuttora un enigma e che, in assenza di fondate ragioni, bisogna pur porsi l’interrogativo del ruolo degli incentivi economici nell’indurre in medici e pazienti comportamenti egoistici, irrispettosi della collettività che assume solidalmente i costi.

Ma tutto questo rientra nella logica di qualsiasi complesso dispositivo d’organizzazione e il sistema sanitario svizzero ne è senz’altro un esempio lampante! E’ importante che il corpo medico - quindi anche voi chirurghi traumatologi e ortopedici - possiate assumere collettivamente una maggior responsabilità nel bilanciare gli equilibri del nostro imperfetto - ma pur sempre efficace - sistema sanitario, attuando le modifiche di vostra competenza e suggerendo al mondo politico ogni correzione necessaria per assicurare a tutta la popolazione le migliori cure possibili a un costo sopportabile.

Auguro a tutti di potere affrontare, in questi giorni di congresso a Lugano, i temi clinici che vi stanno a cuore, mantenendo un occhio vigile sulla prospettiva macroscopica del sistema sanitario, nella sua globalità.

Ma vi auguro anche di trascorrere ore liete, per rafforzare i vincoli di collegialità giovandovi dell’ospitalità della terra ticinese.

Grazie per l’attenzione !

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato